22 maggio 2020

Nuovo scenario mining

Come ormai tutti saprete, l'halving dell'11 maggio 2020 ha comportato il dimezzamento delle ricompense per i minatori (miner rewards). Questo cosa vuol dire nella pratica? Bhè, che i minatori meno efficienti sono usciti forzatamente di scena, almeno per il momento (non conviene minare se i costi superano i guadagni) con conseguente riduzione dell'hashrate globale. Anche per le società più attrezzate nel panorama mondiale, come genesis mining, che si vanta di avere i migliori e più avanzati datacenter e che ne apre sempre di nuovi e più performanti, la situazione al momento non è idilliaca. Le entrate derivanti dal mining di bitcoin si sono comunque dimezzate e dunque lo sono anche per gli utenti che hanno contratti con società del genere. Direte voi: ma allora è tutta una fregatura queste criptovalute? La risposta è dipende. Tutto potrebbe cambiare nel momento in cui bitcoin dovesse aumentare di valore. Se arrivasse, ad esempio, a 10.000 euro, o più, renderebbe appetibile il rientro dei miner che avevano precedentemente gettato la spugna. Un'idea potrebbe essere quella di minare di più le monete alternative al posto di bitcoin, in questa fase. Almeno per adesso sembra prevalere la scuola di pensiero che vede un percorso negativo per chi cerca guadagni con il bitcoin (in seguito all'halving) ma non dimentichiamo che, dopo circa un anno dal dimezzamento del 2016, ossia alla fine del 2017, Bitcoin ebbe la famosa esplosione di mercato che tutti ricordiamo e che si estese in modo prepotente anche nei primi mesi del 2018. Di quell'exploit perfino i telegiornali se ne occuparono nei servizi economici. Picchi del genere sono ormai un lontano sporadico ricordo o siamo destinati a rivederli un giorno o l'altro? Vedremo.

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