11 novembre 2022

Il crac di Ftx

Non a caso, nel post precedente, intuendo una possibile "puzza di bruciato" nell'aria, avevo parlato di crypto in "apparente miglioramento". In realtà, il crollo c'è stato, e anche piuttosto pesante. Di sicuro, un ruolo chiave, in negativo, lo ha giocato il crac finanziario dell'exchange FTX. Facciamo un passo indietro e vediamo, per curiosità, cosa sosteneva, nell'estate del 2021, con toni spavaldi, il CEO della società, Bankman-Fried: 

“Abbiamo così tanta liquidità che per noi comprare una banca d’affari come Goldman Sachs non è un problema” (Luglio 2021). Sam Bankman-Fried, 31 anni, rilascia dunque, al Financial Times, una dichiarazione che lascia di stucco il mondo della finanza. Era uno dei momenti d’oro delle cripto. E lui, fondatore di una delle principali piattaforme di scambio di asset digitali, Ftx, era considerato il Warren Buffet della nuova finanza.

Torniamo al presente. Adesso Ftx è fallita.

Bankman-Fried si è dimesso. La sua azienda, con sede alle Bahamas, gestiva, fino a pochi giorni fa, circa un terzo degli scambi di criptovalute nel mondo. Era arrivata a valere 32 miliardi di dollari. Poi la scoperta di un buco da ben 8 miliardi. Si tratta del più grosso crac nel mondo cripto registrato finora.

Le conseguenze sono ancora difficili da valutare perché hanno investito in Ftx, negli anni: fondi di venture capital, fondi pensione americani, banche d’affari. Le azioni di Ftx, negli Stati Uniti, erano classificate come "blue chip", vale a dire provenienti da un’azienda sicura, un riconoscimento che le ha rese, agli occhi degli investitori, un ottimo affare. Questo fino a poche settimane fa.  

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